mercoledì 10 dicembre 2008

Le dipendenze viste non in senso stretto ma che riguardano sia l'uomo(tossicodipendente,alcolista)che" il suo essere al mondo"

La "tossicodipendenza" come espressione di una patologia dell’individuo viene considerata all’interno di una visione diagnostico/clinica articolata ed è tendenzialmente filtrata da tutte quelle considerazioni di carattere valoriale, pregiudiziale e ideologico che l’hanno accompagnata spesso nella percezione dell’opinione pubblica, poi amplificata dai mass media. Nel 1969 G.Myrdal nel suo scritto "L’obiettività nelle Scienze Sociali" lucidamente affrontava "il mito dell’oggettività del ricercatore, il ruolo giocato dall’eredità culturale delle passate generazioni e dai condizionamenti dell’intero contesto sociale in cui lo studioso si trova ad agire". Il discorso sulle dipendenze effettivamente non può essere ridotto alla sola disamina degli aspetti procedurali e tecnico-scientifici. Occorre poter continuare a promuovere un dibattito nella comunità, sviluppare più riflessioni in differenti direzioni e articolare ermeneuticamente il pensiero sulle dipendenze. In altri termini occorre soffermarsi per ridare importanza e significato, attingendo alla cultura umanistica, ad alcuni aspetti dell’esperienza umana e dell’essere uomo. Ad esempio, soffermarsi a considerare temi importanti, come la presenza/assenza nella cultura contemporanea del dolore e della morte, la scomparsa dei riti di passaggio, il mancato completamento del processo d’individuazione nelle persone e l’indifferenziazione diffusa, la comunicazione superficiale, la modificazione della cultura del padre influenzata dai processi sociali. Tutto ciò per poter riflettere non solo sulle "concause" della dipendenza patologica, quanto sulla possibilità di modificare lo stile di vita delle persone, migliorandone la qualità fondamentali.

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